A mezzanotte in punto i fuochi d’artificio illuminano la terra ferma ed il comandante della Naviera Austral, che stanotte ci traghetterà da Quellon, sull’Isola di Chiloè, a Chaitén, sulla costa opposta, fa tremare il buio profondo a colpi di sirena. Un altro anno se n’è andato e mi diverte il fatto di festeggiarlo su una nave ancorata nel golfo di Puerto Montt, con una decina di passeggeri provenienti da tutto il mondo e mossi da motivazioni assai diverse nel raggiungere la fine di questo mondo. All’alba del primo giorno dell’anno io e Daniela poggeremo finalmente le nostre bici sul temuto “ripio”, la ghiaia della Carretera Austral; i 1300 km con cui Pinochèt incise una delle terre più ostili al mondo, per collegare l’estremo sud del suo “Impero”. Un Impero dove regnano gli opposti; foreste pluviali che ti avvolgono con gigantesche foglie di “pangue”, dal commestibile e dolce stelo, il cui fiato caldo e umido quasi ti toglie il respiro; freschi fiordi cristallini, che fendono la costa per chilometri lambendo ameni villaggi; ghiacciai pensili, incastonati tra il verde cupo dei pini, cenere nera di vulcani ribelli e bianche cascate vertiginose come le lunghe discese che ti indolenziscono gli avambracci e le mani, ma che aneli come unico conforto alle interminabili salite. Tutt’intorno un tripudio d’eccessi e di emozioni, che ti fanno sentire parte di una natura madre e matrigna, da amare e temere, alla quale forzare sempre un po’ la mano, ma sempre con rispetto.
At the stroke of midnight fireworks light up the land, and the captain of the Naviera Austral ferry, which tonight will take us from Quellon, on the island of Chiloè, to Chaitén on the opposite coast, blasts the ship’s horn, shaking the deep darkness. Another year has gone by, and I’m amused by the idea of celebrating it on a ship anchored in the bay of Puerto Montt, with ten or so passengers from all over the world, driven by very different motivations to reach the end of the world. At dawn on the first day of the year, Daniela and I will finally set our bikes on the dreaded “ripio,” the gravel of the Carretera Austral: 1,300 kilometers that Pinochet carved through some of the most hostile territory in the world to connect the southern end of his “empire.” An empire characterized by opposites: rainforests that surround you with giant pangue leaves emerging from edible sweet stems, and whose hot and humid air almost takes your breath away; cool, crystal-clear fjords that split the coast for miles, edged by delightful villages; hanging glaciers, set among the dark green of the pines; black ash from insurgent volcanoes; and white waterfalls, vertiginous like the long descents that you crave as the only relief from the endless climbs, even though they make your forearms and hands ache. All around a frenzy of excesses and emotions that make you feel part of nature – a nature that is both mother and hostile stepmother, to be loved and feared, and that you keep slightly forcing the hand of, but always with respect.
Experience by Antonella Giacomini