Dai fiordi Cileni verso lo Hielo Continental Sur
L’alba è imminente, un cielo non più stellato ma plumbeo ci saluta; nuvoloni bassi, neri e veloci sanno di Patagonia; la Patagonia che ricordavo e che riconosco, l’atmosfera cupa ma trasparente, il blu scuro ma vivo dell’acqua, il verde carico della vegetazione.
Assonnati carichiamo in fretta i pesanti bidoni sulla piccola imbarcazione, poi ci accovacciamo di nuovo per terra, dondolando mi riaddormento subito.
E’ il silenzio che mi sveglia. Lo spegnimento del motore mi fa capire che siamo arrivati, sento il rumore delle onde che battono tra il fianco della barca ed il muretto in cemento dell’imbarcadero di Caleta Tortel.
Mi accorgo solo ora che il guidatore della barca non è che un ragazzo; si chiama Paulo, non è molto alto, ha braccia forti, capelli rossicci, una barbetta chiara e rada e le lentiggini sul naso, ma si muove e parla con la decisione e la fierezza di un vero uomo. Dopo pochi minuti vediamo che non è solo; da un mucchio di coperte scomposte compare una giovane donna, poi una bellissima bambina dagli occhi scuri e furbi. La donna infila alcuni pezzi di legno nella piccola imboccatura della stufa, che per tutta la breve notte aveva reso l’aria meno fredda, poi scalda il caffè e ci offre una frugale colazione: biscotti fatti in casa ed un burro strano. L’atmosfera, all’interno della piccola cabina è intima e dolce, con una vecchia coperta sulle spalle mi accovaccio silenzioso in un angolo.
Oggi c’è un funerale in paese, un ragazzo di diciassette anni è morto annegato, cosa abbastanza frequente da queste parti, ci dicono. Per il triste evento è arrivato da lontano anche un prete. Vediamo gente ben vestita, con in mano mazzi di fiori, spostarsi su vecchi motoscafi, uomini in divisa dall’aria per niente minacciosa vagano con aria mesta per le viuzze.
In gendarmeria si respira un forte ed invitante odore di cibo, l’unica cosa che fa capire di essere in una caserma sono le foto scolorite e tristi appese ai muri: gruppi di militari, uomini fieri in alta uniforme, presidenti e politici ed in un angolo una fuciliera. Per il resto sembra un’abitazione normale, con tutto il calore e il profumo di vita che una casa trasmette a chi si sente lontano, da una stanza più in là provengono rumori di gente allegra e dalle finestre filtra un sole caldo. Ci offrono da bere una bibita strana e dopo le ultime formalità un po’ di timbri e firme, un ufficiale molto gentile e composto ci dà il benestare e stringendoci la mano ci fa gli auguri.
Ridiscendiamo le passerelle, adesso fa veramente caldo ed il calore fa uscire da quel legno tutto il suo aroma, sonnecchio sopra quell’invitante e profumato tavolato intiepidito da quel sole inusuale.
E’ già pomeriggio quando Paulo riaccende i motori, due piccoli fuoribordo da venticinque cavalli. L’andarmene anche da qui mi mette tristezza, vedo scorrermi davanti le ultime case, poi solo foresta, acqua, ghiaccio e montagne.
From the Chilean fjords toward the Hielo Continental Sur common
Dawn is approaching, and a leaden sky—no longer full of stars—greets us. Low, black and fast-moving clouds evoke Patagonia, the Patagonia that I remember and recognize: the gloomy but clear atmosphere, the dark but lively blue of the water, the bright green of the vegetation. Sleepily, we hurry to load the heavy cans onto the small boat and then huddle on the floor of the cabin. The rocking puts me right back to sleep.
It’s the silence that wakes me. The motor shutting off tells me that we’ve arrived. I hear the sound of the waves lapping between the side of the boat and the cement wall of the pier at Caleta Tortel. It’s only now that I realize the operator of the boat is hardly more than a boy. His name is Paulo; he’s not very tall; and he has strong arms, reddish hair, a thin goatee and freckles on his nose, but he moves with the confidence and pride of a real man. After a few minutes, we see that he’s not alone. From under an untidy pile of blankets emerges a young woman and then a beautiful little girl with dark, clever eyes.
The woman feeds a few pieces of wood through the small opening of the stove, which kept the air less cold during the brief night; then she warms some coffee and offers us a frugal breakfast: homemade biscuits and a strange kind of butter. The atmosphere inside the small cabin is intimate and sweet. With an old blanket around my shoulders, I crouch quietly in a corner.
Today there’s a funeral in town. A 17-year-old boy drowned—a fairly common occurrence in these parts, we’re told. For the sad event, a priest has also arrived from far away. We see well-dressed people with bouquets of flowers in their hands riding in old motorboats, while not-at-all-threatening men in suits wander the alleys with a melancholy air. The gendarmerie smells strongly and invitingly of food. The only thing that tells us we’re in a military barracks is the sad, discolored photos on the walls: groups of proud servicemen in dress uniform, presidents and politicians, and in the corner a rifleman. Otherwise, it seems like a normal residence, with all the warmth and vitality that a house transmits to those who are far from home. From a room down the hall come the sounds of happy people, and hot sun filters through the window. They offer us a strange drink, and after the last formalities—a few stamps and signature—a very polite and put-together official gives us authorization and, shaking our hands, wishes us well.
It’s very hot now as we go back down the dock, and the heat draws out the smell of the wood. I doze on the inviting and fragrant planks, warmed by that unusual sun.
It’s already afternoon when Paulo restarts the motors, two small 25-horsepower outboards. Leaving here makes me a bit sad. I see the last houses pass by, then just forest, water, ice and mountains.
Hielo Continental Sur – Cile/Argentina
Experience by Manrico Dell’Agnola