Sogno di granito
Stanotte ha piovuto ancora e da poco è cessato il vento.
L’aria è umida, ma le pareti sopra le nostre teste si stanno pulendo. E’ sempre difficile per me uscire dalla tenda, il calore del sacco piuma e la protezione dei teli mi imprigionano, lasciare anche quelle piccole sicurezze mi spaventa sempre, ma stamattina tutto mi dice che devo andare.
Odio questi momenti… il freddo mi paralizza mentre preparo il materiale: friend, corde, pochi rinvii, un po’ di thè, un pezzo di pane e marmellata; le mani spaccate da quelle fessure maledette mi fanno male mentre cerco il discensore nel saccone. La roccia è meravigliosa e al sole si sta bene, solo il vento ci costringe a restare vestiti, il cielo è azzurro e fantastici cirri lo rendono vivo, il granito è rossiccio e chiaro, raffiche forti sbilanciano nei passaggi d’equilibrio, ma tutto sembra un sogno.
La cima arriva troppo in fretta, e come al solito non mi emoziona, ma non mi sento consumato, è solo la consapevolezza della sua fugacità. Nell’attimo in cui ce l’hai è già passata. Esiste solo nel sogno.
Sogni che realizzati non sono più sogni quindi perdono il loro incanto.
Davanti a noi la mole imponente del Fitz Roy e laggiù, più piccolino e lontano, il Cerro Torre. Il vento continua a ululare, tutto quassù è strepitoso, ma troppo reale. Vorrei godermi questo momento e il tempo dovrebbe mantenersi bello, ma ho imparato che da una cima, specie se si è in Patagonia, non si può che scendere, e a volte tornare indietro non è poi così scontato.
Dream of granite
Last night it rained again, and the wind has just died down. The air is humid, but the tent walls above our heads are drying off. It’s always hard for me to leave the tent; the warmth of my down bag and the protection of the fabric walls imprison me. Leaving even these small safeguards always scares me, but this morning everything is telling me that I need to go. I hate these moments…cold, sluggishness in preparing the equipment: friend, ropes, a few quick draws, a bit of tea, a piece of bread with jam.
My hands, scraped from those terrible crevices, hurt while I search for the descender in my bag. The rock is spectacular and it’s comfortable in the sun; only the wind forces us to stay covered up. Fantastic cirrus clouds bring the blue sky to life. The granite is light and reddish. Strong gusts threaten my balance during weight transfers, but everything feels like a dream.
The summit arrives too soon, and, as usual, I don’t get excited, but I don’t feel drained; it’s just the awareness of how fleeting it is. In the moment that you grasp it, it’s already over. It exists only in dreams.
Dreams that when realized are no longer dreams and thus lose their fascination.
In front of us is the imposing mass of Fitz Roy, and down there, smaller and farther away, Cerro Torre.
The wind continues to howl. Everything up here is amazing, but too real. I would like to enjoy all this, and the good weather is supposed to continue, but as we all know, you have to go down from a summit, especially one in Patagonia, and sometimes turning back is not that easy.
Cerro Guillamet Patagonia – Argentina
Experience by Manrico Dell’Agnola