“ e son davvero luoghi che meritano di essere sacri poiché Dio è stato ad essi prodigo di bellezze stupende come nei giorni più felici della creazione” cosi scrisse Giuseppe Tucci, più di sessant’anni fa, rientrando dal Tibet. Grandi distese desertiche, spolverate dal vento, ad un’altezza media di quattro/cinquemila metri. Qui ad un passo dai sacri ottomila himalayani che separano il Tibet dal Nepal e dal Bhutan, alzano al cielo i tetti dorati dei loro monasteri le più importanti città tibetane: Lhasa, Gyantze, Xigatze.
Per me, ogni volta, tornare in questi posti e immergersi nella folla di pellegrini giunti da ogni parte del paese ed entrare nel più sacro dei templi buddisti, il Jokhang è sempre un’esperienza importante che riporta le priorità delle cose al loro posto.
Per i miei compagni di viaggio, alla loro prima volta in Tibet, visitare le mille stanze del palazzo del Potala e i templi buddisti di Gyantse e Shigatse è un sogno che diviene realtà.
Proseguendo attraverso i grandiosi scenari dell’altopiano tibetano valicando passi panoramici l’arrivo a Rongbuck , il più alto monastero abitato posto ai piedi dell’Everest è il coronamento di un’avventura fantastica. Prima di tornare c’è tempo per una sosta nella frenetica, rumorosa e coloratissima Kathmandu cuore pulsante di una nazione, il Nepal, che custodisce con grande gelosia i propri usi e costumi.
Experience by: Daniele Tonani con Focus Himalaya Travel